In questo versetto, Dio parla attraverso il profeta Geremia, esprimendo il suo profondo rammarico e frustrazione nei confronti del popolo d'Israele e di Giuda. Fin dalla loro gioventù, hanno costantemente scelto azioni contrarie ai suoi insegnamenti, portando a una vita piena di peccato e idolatria. L'espressione "ciò che le loro mani hanno fatto" si riferisce agli idoli e ai falsi dèi che hanno creato e adorato, provocando l'ira di Dio. Questo versetto è un potente promemoria delle conseguenze di allontanarsi da Dio e dell'importanza della fedeltà e dell'ubbidienza.
Il contesto storico di questo passo è significativo. Durante il tempo di Geremia, sia Israele che Giuda affrontavano turbolenze politiche e sociali, in parte a causa della loro infedeltà spirituale. Nonostante i numerosi avvertimenti da parte di profeti come Geremia, il popolo continuava a impegnarsi in pratiche detestabili per Dio. Questo versetto invita all'autoesame, esortando i credenti a considerare le proprie azioni e i modi in cui potrebbero allontanarsi dal cammino di Dio. Sottolinea la necessità di pentimento e di un sincero ritorno a vivere secondo la volontà di Dio, evidenziando il suo desiderio di una relazione fedele e obbediente con il suo popolo.